L’attivismo può essere definito come un gruppo di persone che si riunisce per protestare, sia per opporsi a qualcosa di specifico sia, al contrario, per mostrare il proprio sostegno a qualsiasi proposta. Lo scopo di un attivista è quello di promuovere cambiamenti non solo a livello politico, ma anche religioso, ecologico, economico o sociale.
Queste sono alcune delle cause che possono motivare un certo gruppo di persone a organizzarsi per esprimersi contro o a favore di qualcosa, ma come funziona l’attivismo? È davvero possibile ottenere un cambiamento con queste azioni? Di seguito vi illustreremo ulteriori dettagli sull’argomento.
Che cos’è l’attivismo?
È un movimento il cui obiettivo è ottenere un cambiamento, che può essere sociale, religioso, economico, ecologico o politico. In genere, l’attivismo è legato agli scioperi, il che non sorprende, dal momento che questo è il modo più comune in cui gli attivisti protestano.
Quando si svolge uno sciopero o una manifestazione, si distinguono due tipi principali: pacifici o violenti. Nel caso di manifestazioni pacifiche, di solito non ci sono disagi, tranne nei casi di attivisti estremi che fanno lo sciopero della fame, mettendo a rischio la loro salute.
Nel caso di manifestazioni violente, si scatena una sorta di guerra tra manifestanti e agenti di polizia, che si attaccano a vicenda. Da un lato, i manifestanti chiedono di essere ascoltati a tutti i costi e, dall’altro, gli agenti governativi decidono di porre fine all’agitazione. Entrambe le parti finiscono per scontrarsi e la scena è di solito piena di feriti, prigionieri, distruzione e, nel peggiore dei casi, di cadaveri; questo finisce indubbiamente per danneggiare tutti.
Ma allora, l’attivismo è una cosa negativa? No, così come le manifestazioni e gli scioperi non devono essere considerati cose negative. In teoria, siamo liberi di esprimerci e di chiedere i nostri diritti quando riteniamo che siano violati. Tuttavia, a seconda della situazione specifica di ogni Paese, possono esserci delle conseguenze.
Per esempio, nel caso di Paesi dittatoriali come il Venezuela, le manifestazioni possono iniziare pacificamente e poi i manifestanti disarmati finiscono per essere attaccati dagli agenti del governo. Si sviluppa così una pianificazione di manifestazioni violente, in cui i manifestanti sono disposti a combattere per essere ascoltati a qualsiasi costo. È così che scoppia il caos, con un’incredibile quantità di prigionieri, feriti e morti. In questi casi, una delle due parti finisce per cedere o entrambe raggiungono un accordo per porre fine al caos.
Attivisti di fama internazionale
Martin Luther King
È stato un noto attivista americano che, senza dubbio, ha segnato la storia degli Stati Uniti ed è diventato un autentico modello di attivista a livello internazionale. Caratterizzato dalle sue manifestazioni pacifiche, soprattutto tra il 1950 e il 1960, si è concentrato sulla fine della discriminazione razziale nella sua lotta per i diritti civili degli afroamericani.
“I have a floor” fu il suo discorso più importante, che gli valse infatti il Premio Nobel per la Pace nel 1964.
Nelson Mandela
È stato un attivista sudafricano che si è espresso contro l’apartheid, un sistema politico e sociale basato sulla segregazione della popolazione per motivi etnici o razziali, che discriminava anche la popolazione nera.
Mandela fu imprigionato a vita, accusato di incitamento alle manifestazioni solo per aver lasciato il suo Paese senza il permesso del governo. Dal carcere, nel 1964, scrisse il famoso discorso “Dal banco degli imputati”, in cui descrisse il sogno di una società democratica in cui ci fossero pari opportunità per bianchi e neri.
Grazie alle sue azioni riuscì a uscire di prigione e a diventare presidente nel 1994. Il suo governo rimase al potere per 27 anni.
Susan B. Anthony
È stata un’americana che si è battuta per il diritto di voto delle donne. Si unì al movimento delle suffragette nel 1852. Attraverso i suoi discorsi difese il diritto di voto delle donne, così come il diritto di guadagnare, possedere proprietà e avere diritti lavorativi.
Così, il 18 agosto 1920, le donne americane poterono finalmente esercitare il loro diritto di voto.
Emeline Pankhust
Nel 1889, la donna inglese fondò la Women’s Franchise League, con l’obiettivo di dare alle donne il diritto di voto, tra le altre cose, per il quale arrivò all’estremo degli scioperi della fame.
Grazie a Emeline, il diritto di voto alle donne fu legalizzato in Inghilterra il 2 luglio 1928.
In conclusione, l’attivismo è una buona cosa?
Senza dubbio, l’attivismo può generare grandi cambiamenti, di solito positivi, poiché in genere sono finalizzati al benessere della società per risolvere determinati problemi.
La storia dimostra che le migliori manifestazioni e i cambiamenti più profondi sono quelli che si ottengono attraverso il dialogo. Quindi, in modo pacifico, è possibile ottenere grandi cambiamenti, purché un gran numero di persone si unisca per promuoverli. Ma il lavoro di un attivista non è semplice. Richiede tempo, anni e anche sacrifici, ma quando un attivista si impegna per una causa tende a generare un forte impatto sulla società portando a grandi risultati.